22 luglio 2022

Insuperabili X-Men '97



"Guarda, guarda là, c'è un gruppetto di mutanti"

Il primo vero progetto mutante dei Marvel Studios non sarà un film in live action ma un prodotto realizzato in animazione mista 2D/3D. Una serie dal nome per nulla creativo: X-Men '97.

Ma che diavolo è X-Men '97 e perché la cifra nel titolo? Si tratta del revival di X-Men: The Animated Series, il cartone animato che negli anni '90 fece conoscere Ciclope e co. in tutto il mondo; insomma, un classico della cultura pop.



Headmaster Magneto is in da house

Al San Diego Comic-Con sono state mostrate alcune immagini di X-Men '97 ed è subito chiara la direzione presa da chi la sta producendo: totale continuità con X-Men: The Animated Series, sia per storia che per estetica.

Spulciando in rete si possono trovare foto su foto scattate all'evento di San Diego. A parte Xavier — che nel finale della serie originale spariva con Lilandra verso l'impero Shi'ar — ci sono tutti, cast principale e comprimari, con lo stesso design intramontabile del periodo Jim Lee, leggermente riveduto e rinfrescato.



D'accordo la cresta ma gli stivaloni sopra il ginocchio spaccavano

Magneto è il nuovo capoccia della scuola per giovani dotati. Per lui, invece, un cambo di look (momentaneo) radicale: costumino magenta, guanti ascellari e vistosa M come in The Trial of Magneto! dalle pagine di Uncanny X-Men #200.

Non ci sono ancora filmati di X-Men '97 ma i modelli mostrati a San Diego sembrerebbero scolpiti in 3D simulando l'estetica di un disegno tradizionale. E allora mettetevi comodi — velocissima lezione non richiesta di cel-shading!



Il modello poligonale di Axl Low da Guilty Gear Xrd

Lo scopo del cel-shading nell'animazione 3D è quello di simulare la tecnica del rodovetro, un foglio di acetato trasparente dipinto con una colorazione a tinte piatte, dove il contrasto tra luci e ombre è sempre netto e mai fotorealistico.

Ai modelli 3D viene spesso applicato un bordo scuro per richiamare il tratto naturale dell'inchiostratura e risultare molto più simile a un cartone animato dell'era pre-digitale, oltre a vari effetti visivi come filtri, aberrazioni cromatiche e grane fotografiche.



Disegno ⭢ luce diffusa ⭢ cel-shading

Nel mondo videoludico l'utilizzo del cel-shading ha dato vita a prodotti dall'aspetto visivo perpetuo: andatevi a vedere qualche esempio di gioco da Borderlands, Legend of Zelda: Windwaker, Okami, Jet Set Radio o Guilty Gear Xrd.

Rassicura sapere che il team di artisti dietro X-Men '97 è capitanato da una disegnatrice di grande talento come Amelia Vidal; suoi anche alcuni dei design visti nella recente What If...?, altra serie animata col bollino Marvel Studios.


Rogue, Wolverine e Gambit illustrati da Amelia Vidal nel 2018, ben prima di essere scelta come lead designer su X-Men '97.

X-Men '97 dovrebbe sbarcare sul servizio di streaming video Disney+ alla fine del 2023. Grande fomento tra gli appassionati anche per il ritorno del cast di voci originali, a venticinque anni di distanza dall'ultimo episodio di X-Men: The Animated Series.

Per ora non ci sono dati concreti sul numero di episodi o eventuali stagioni. Appena uscirà un trailer o uno straccio di filmatino saremo felici di continuare a speculare su tutti gli elementi tecnici che compongono la nuova, nostalgica, serie mutante Disney.

8 giugno 2021

Jubilation Lee di Chris Bachalo


Illustrazione di Chris Bachalo (cliccare sull'immagine per ingrandirla).

Studio preliminare della frizzante Jubilation Lee aka Jubilee a opera di Chris Bachalo per Generation X, circa 1993.


14 maggio 2018

Deadpool 2 — Recensione

Attenzione: la seguente recensione contiene spoiler e un'altra foto buffa di Rob Liefeld con la solita didascalia scema.



L'avete capita? Fa ridere? Ehehehe :-[

Wade Wilson/Deadpool/Ryan Reynolds, dopo essersi ricongiunto con la cara Vanessa alla fine della precedente fatica, è diventato il mercenario più richiesto su piazza: incredibilmente letale, sorretto da un fattore mutante che lo rende insopprimibile e una parlantina che lo rende insopportabile. La personificazione definitiva del concetto di respawn.

Proprio per le qualità elencate, Wade si è fatto un bel po' di nemici, così un martedì sera qualunque una banda di criminali rancorosi gli entra in casa per regolare i conti e Vanessuccia bella viene colpita a morte durante la colluttazione. Distrutto dal senso di colpa, Wade prova a togliersi la vita con metodi estremi à la Wile E. Coyote così da raggiungere l'amata nell'aldilà. Tentativi di suicidio, tutti naturalmente falliti.



Deadpool 2: un film sulla famiglia più convincente di Fast & Furious 8

Deadpool del 2016 colpiva per la sua genuina scanzonatezza farcita di gag spesso ripetitive e non brillantissime ma funzionali a una storia lineare piena di cuore che il pubblico di riferimento, quello americano, ha premiato portandolo a essere il secondo film vietato ai minori (non accompagnati) per incassi, dopo The Passion of the Christ del fuorissimo Mel Gibson. Clap clap clap.

Deadpool 2 è, essenzialmente, il primo film col doppio del budget. Ci sono però alcune importanti novità: stavolta dietro la macchina da presa troviamo il navigato stuntman David Leitch, già al timone di successi action come John Wick e Atomic Blonde; si unisce al cast originale Josh Brolin nel ruolo di Cable, un gigante di carisma nonostante il suo soldato cibernetico sia per stazza la metà dalla controparte a fumetti.



"Josh, il reparto costumi mi ha assicurato che sarai pieno di taschine!"

In breve: dopo la morte di Vanessa, il Nostro trova conforto nella bromance col buon Colosso ed entra ufficialmente nelle fila degli X-Men in veste di recluta. Quando il giovane Russell, interpretato dal monocorde Julian Dennison, si ribella ai suoi aguzzini in un losco istituto di riabilitazione per mutanti, Deadpool cerca di riportare l'ordine come farebbe un eroe, fallendo miseramente. Spediti entrambi in un carcere di massima sicurezza per gente coi poteri, DP (double penetration, se volete) si rende conto che ridare speranza al turbato Russell può lenire anche il suo di trauma.

Ma ecco che entra in scena Cable, una macchina da guerra monoespressiva stile arrivata dal futuro stile T-800, la quale missione è eliminare — colpo di scena — il nuovo amichetto quattordicenne di Deadpool. Volano pugni, spari, esplosioni; DP evade, Cable si lecca le ferite, Russell si allea col Fenomeno e giura di vendicarsi di coloro che gli hanno tolto l'innocenza. Il ragazzino c'ha rabbia ed è pronto a fare un bordello.



Firefist: adolescente mutante col potere di generare 🔥 🖕 🔥 dalle mani

Le menti dietro Deadpool 2 infilano nella pellicola anche un paio di scelte insaspettate, molto apprezzate: tra tutte l'introduzione di X-Force e il suo conseguente, tragicomico sviluppo. Vecchie e nuove facce si susseguono su schermo come in una lunghissima sketch comedy fatta di personaggi grotteschi e marci. Conosciamo Shatterstar, Vanisher, Zeitgeist, Bedlam e Peter. Resta impressa la Domino della brava Zazie Beetz, migliore aggiunta al cast insieme al sopracitato Brolin.

Effetti speciali, scenografie e costumi elevano il valore produttivo della pellicola che non sfigura troppo di fronte a una qualsiasi fuoriserie Disney/Marvel Studios; totalmente promosso il design aggiornato dell'uniforme nero-gialla indossata dalla perennemente infastidita Testata Mutanta Negasonica di Brianna Hildebran. Importante upgrade anche sui titoli di testa che mischiano l'umorismo stupidino visto nel primo film all'immaginario bondiano, il tutto accompagnato dalle soavi note di Ashes della divina Celine Dion.



The X-Pendables: un piccolo gruppo internazionale di esperti mercenari

Gran finale: dopo una rocambolesca sequenza su strada veniamo a sapere che nel futuro di Cable, il piccolo Russell è diventato un villain infamissimo e tra la tante vittime cadute sotto i colpi dei sui proiettili di fuoco ci sono moglie e figlioletta del soldatissimo. DP chiede a Cable di mettere in pausa la sua sete di vendetta nera e dargli la possibilità di riportare il giovane al bene prima che questi commetta il primo omicidio. Impazza una battaglia precognitiva che si conclude con le classiche gag tirate allo sfinimento tanto apprezzate da Reynolds. Il futuro è salvo e il concetto di famiglia disfunzionale trionfa.

Cosa ci aspettavamo da questo sequel? La formula collaudata nel primo film, potenziata in tutti i reparti — e cosi è stato. Deadpool 2 non brilla in freschezza ma regala piacevoli performance da parte di un cast ispirato, buone scene d'azione, qualche trovata interessante, e la solita ironia becero-sfacciata che può, a tratti, strappare un sorriso. Se ci sarà una "terza venuta" che sia veramente irriverente.

DEADPOOL 2 — Diretto da David Leitch; soggetto e sceneggiatura di Rhett Reese, Paul Wernick e Ryan Reynolds basate su "Deadpool" di Fabian Nicieza e Rob Liefeld; fotografia: Jonathan Sela; montaggio: Craig Alpert, Elísabet Ronaldsdóttir, Michael McCusker, Dirk Westervelt; musica: Tyler Bates; prodotto da Simon Kinberg, Ryan Reynolds e Lauren Shuler Donner; distribuito da 20th Century Fox

Durata: 119 minuti

Con: Ryan Reynolds (Wade Wilson/Deadpool), Morena Baccarin (Vanessa), Josh Brolin (Cable), T. J. Miller (Weasel), Brianna Hildebrand (Testata Mutante Negasonica), Stefan Kapičić, Andre Tricoteux, T. J. Storm, Greg LaSalle e Glenn Ennis (Piotr Rasputin/Colosso), Leslie Uggams (Blind Al), Karan Soni (Dopinder), Julian Dennison (Russell Collins/Firefist), Zazie Beetz (Domino), Shioli Kutsuna (Yukio), Rob Delaney (Peter), Terry Crews (Bedlam), Lewis Tan (Shatterstar), Bill Skarsgård (Zeitgeist), Brad Pitt (Vanisher)

20 febbraio 2018

Dave Cockrum è la cianografia, l'origine del tutto: come nascono Tempesta e Nightcrawler


Dave Cockrum – autoritratto con figli, 1995

Quando Giant Size X-Men #1 uscì nel 1975, personaggi ascrivibili all'olimpo supereroistico come Wolverine erano dei semplici panchinari da usare nelle amichevoli estive. Ben prima del boom di vendite degli anni '90, della serie animata e del successo dei film di Singer, investire sugli X-Men era tutt'altro che proficuo. Per cinque anni la testata The X-Men (poi rinominata Uncanny X-Men) smise di ospitare storie originali, pubblicando le ristampe del periodo Lee, Kirby e Thomas.

Il rilancio mutante venne affidato a Lew Wein e Dave Cockrum, entrambi ex-DC, che introdussero un cast di mutanti dal gusto internazionale, dal design ardito, figlio di un momento florido e sperimentale nell'ambiente fumettistico dell'epoca. In questo nuovo team di X-Men spiccavano per impatto visivo Tempesta e Nightcrawler e oggi vogliamo raccontarvi le loro travagliate origini.



La Legione dei Super-Eroi e il suo gruppo spalla: gli Outsiders

L'impatto di Dave Cockrum alla DC fu, per quanto breve, enorme; l'artista rimase solo due anni alla Distinta Concorrenza (prima di essere ingaggiato dalla scaltra Marvel) ma il suo restyling della Legione di Super-Eroi sulle pagine di Superboy generò, oltre a vari successi, una miriade di personaggi scartati, poi utilizzati su altri progetti. Tra questi ci sono Quetzal, Nightcrawler, Trio e Typhoon, inizialmente concepiti come nuovo asset della variegata Legione, poi dei panchinari Outsiders, infine rimasti nel blocco da disegno di Cockrum poiché ritenuti troppo particolari dai poco lungimiranti editor DC.

Evoluzione di una dea

L'evoluzione, concetto fondamentale nell'universo mutante, è parte integrante delle origini di Tempesta. Durante la creazione dgli all new, all different X-Men, Cockrum riprese alcune idee del periodo da disegnatore della Legione, incorporando elementi di Quetzal, Trio e Typhoon alla mutante Black Cat, proto-Tempesta dai poteri felini. L'unione di questi elementi diede vita alla Ororo Munroe apparsa su Giant Size X-Men #1.



Quetzal + Black Cat + Trio + poteri di Typhoon = Storm

Start with the face of Quetzal to get to Black Cat. Change the powers to those of Typhoon, tweak the costume with some elements from Trio and voilà! You now have Storm!

La forza visiva delle creazioni di Cockrum non perde certo di efficacia col passare degli anni; parti del costume di Tempesta, come la tiara e la mantellina, pur mantenendo un forte legame con la Bronze Age, vengono riutilizzati nel tempo fino alle apparizioni contemporanee, e identificano il personaggio anche in altre forme di intrattenimento. Un esempio? Il costume scelto per la dea africana nel videogioco Marvel vs. Capcom 3 [del quale abbiamo un contributo video].



"Madonna, sto tutto intifonito"

Da figlio degli inferi a servo del Signore

Dave Cockrum ha raccontato in diverse interviste della sua permanenza a Guam, nel Pacifico Occidentale, dove, verso il finire degli anni '60, lavorava come sottoufficiale presso la marina americana. Una notte di forte tempesta, per tenersi occupato e non soccombere alla paura, Cockrum prese carta e penna e ideò due personaggi: il primo era un incrocio tra Batman e il Punitore chiamato Intruder e il secondo era la sua spalla, tale Nightcrawler, vero e proprio demonietto in fuga dagli inferi, capace di compiere qualsivoglia nefandezza.

Salto temporale: qualche anno dopo le avventure tropicali a Guam, Cockrum propose l'utilizzo di Nightcrawler all'interno della sopracitata run sulla Legione dei Super-Eroi. Scartato dagli editor DC per le sue origini non adatte a un pubblico tradizionalista, il buon Dave fu ben felice di ripescare il personaggio, aggiornarlo e metterlo, insieme a Tempesta, Wolverine, Colosso, Banshee, Thunderbird e Sole Ardente, tra le fila dei nuovi, differenti X-Men.



Muso lungo @ DC ⭢ sorriso magico @ Marvel

Per i curiosi e gli amanti dell'elfo blu abbiamo tradotto un primordiale ritratto di Nightcrawler direttamente dalle pagine di uno dei famosi sketchbook di Cockrum:

NIGHTCRAWLER:

Alieno, proveniente da una dimensione parallela. Vero nome: Baalshazzar. La sua specie ha dato origine alle leggende su demoni e altre creature sovrannaturali. Quando in antichità gli stregoni e i maghi della terra utilizzavano gli incantesimi per evocare i demoni in realtà aprivano dei portali sulla dimensione di Nightcrawler.

Poteri: agilità e forza sovrumani. Visione notturna. Si mimetizza nelle ombre. Ama l'oscurità, è molto affine a Shadow Lass [ndr: personaggio della Legione dei Super-Eroi] per la sua abilità di creare campi oscuri e controllare le ombre. Può attaccarsi alle pareti e al soffitto. Ulula alla luna, durante i pedinamenti e le battaglie urla come una bestia ultraterrena. Natura animalesca; può essere molto selvaggio, subdolo e infingardo.

Paradosso vivente in quanto possiede l'attitudine e la personalità marcia di un villain scegliendo comunque di seguire la legge. Può sparire e riapparire in un'esplosione di fuoco e zolfo con fare demoniaco, ma limita questi spostamenti a causa dell'elevato consumo di energia. Ha un senso dell'umorismo distorto; troverebbe un camion carico di bambini morti totalmente divertente. Quando parla le "S" sono pronunciate molto sssssibilate [nota aggiunta a mano da Cockrum].

20 dicembre 2017

X-MEN: GRAND DESIGN — Silver Age ma con un twist

Esce oggi per il mercato americano il primo numero di X-MEN: GRAND DESIGN, ardimentoso progetto che concentra 40 anni di storie mutanti, condensate e remixate dal bravo Ed Piskor, autore di Hip Hop Family Tree — acclamata serie dedicata alle origini della cultura hip hop.

Saranno sei gli albi scritti, disegnati, inchiostrati, colorati e letterati da Piskor; ognuno racconterà una decade di avventure del Professor X e dei suoi allievi.

Tre sono gli archi narrativi, chiamati rispettivamente X-MEN: GRAND DESIGN, X-MEN: GRAND DESIGN SECOND GENESIS e X-MEN: GRAND DESIGN X-TINCTION. Trattandosi di una one man band, i tempi di pubblicazione della serie saranno abbastanza dilatati con uscite dipanate in un periodo di due/tre anni.

Il secondo albo potrà essere letto a gennaio 2018 e completerà il primo story-arc, mentre il terzo e il quarto albo usciranno negli Stati Uniti la prossima estate.

In principio fu il Sub-Mariner

Quello che rende davvero interessante questa rilettura di 40 anni di storie mutanti è l'introduzione retroattiva di alcuni eventi e fatti non presenti nelle pagine originali, con lo scopo di formare un universo più coeso e facile da digerire. La lettura non risulta mai ostica pur considerando la mole di albi compressi in poche tavole.

In questo primo numero non c'è l'intenzione di ripercorrere pedissequamente le vicende di X-Men #1 di Stan Lee e Jack Kirby; Piskor parte da Namor, riprende una vecchia storia dei primi anni '40 — in cui il borioso principe di Atlantide devasta New York con una colossale onda — e fa due più due: se Namor è considerato il primo mutante, saranno le sue disastrose azioni a dare origine alla paura e al disprezzo verso tutti i portatori del gene X.



"Tutta questa continuity mi provoca dei gran mal di testa"

Più di un filtro mezzetinte hipsterino

La cura maniacale che si cela dietro la creazione di X-MEN: GRAND DESIGN è ammirevole: disegni ipercinetici ispirati all'arte di Crumb, Everett e Kirby, retini tipografici, impaginazione e note finali; tutto è un grande tributo alla Silver Age dei supereroi.

Ed Piskor rende omaggio ai grandi del passato producendo un albo tutt'altro che datato. Il suo modo di comporre le tavole conferisce una veste moderna a dinamiche prettamente classiche.

UPDATE: i primi due numeri di X-MEN: GRAND DESIGN verranno raccolti in un volume brossurato di 120 pagine, arricchito da X-Men #1 e da alcune pin-up classiche (tutto ricolorato per l'occasione da Piskor). Il formato sarà lo stesso usato per Hip Hop Family Tree (23.4 x 33 cm) e uscirà ad aprile 2018. Qui in basso la versione italiana del volume.



X-MEN GRAND DESIGN VOL 1
di Ed Piskor


Lingua: Italiano
Cartonato: 120 pagine
Prezzo: € 20,90
Editore: Panini Comics

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24 agosto 2016

Cavalieri di Madripoor

Uncanny X-Men #286 «Madripoor, tarda estate 1941...»

Così inizia la nostra storia preferita del frenetico periodo Claremont/Lee sulla testata mutante ammiraglia; scelta imperativa visto il cocktail esplosivo di violenza, atmosfere pulp, una buona dose di machismo neanche troppo tossico, nazisti monodimensionali e ninja sovrannaturali.

In quegli anni gli X-Men, intesi come gruppo, erano totalmente allo sbando e su Uncanny venivano narrate le vicende dei singoli mutanti sparsi in differenti località del globo, alle prese con una nuova vita. Secondo le idee originali di Claremont, sarebbe spettato a Wolverine, Jubilee e Psylocke rimettere in piedi la squadra e ritrovare i compagni, dopo la scomparsa di questi all'interno del Seggio Periglioso per evitare l'agguato mortale dei Reaver in Australia [ndr: vicende accadute in originale su Uncanny X-Men #251 e da noi su Gli Incredibili X-Men #41].

Questo numero in particolare ci porta a Madripoor, isola fittizia del sud-est asiatico, una specie di Singapore futuristica, mostrandoci il primo incontro tra un giovane, inesperto Steve Rogers e un vivace Logan pre-adamantio, qui in veste di sprezzante canaglia dal cuore d'oro – un antieroe vecchio stampo di quelli che tanto piacciono a Claremont, tant'è che il suo abbigliamento rende omaggio a un famoso archeologo del cinema d'avventura, che a sua volta si rifà ai personaggi iconici portati sul grande schermo da Humphrey Bogart e Charlton Heston.


Dobbs, Indiana Jones, Logan
Vedere alla voce: "INSTANT CLASSIC"

Madripoor Knights, pubblicata in originale nel settembre del 1990, si sviluppa su due linee temporali: quella presente con Wolverine, Psylocke e Jubilee, già in Asia da alcuni numeri di Uncanny X-Men e quella del secondo conflitto mondiale; a fare da trait d'union tra le due epoche è il legame affettivo tra Natasha Romanoff aka la Vedova Nera e il buon vecchio Logan. Nel 1941 Cap non è ancora la laggenda del cazzotto a Hitler e il nostro irsuto canadese preferito è un semplice attaccabrighe da bar – i due, così diversi nel modo di agire, uniscono le forze per salvare la piccola Natalia Romanova, nome originale della Vedova, dalla setta di ninja occulti della Mano.

Quarantanove anni dopo troviamo una situazione molto simile: nei bassifondi di Madripoor un'adulta Natasha Romanoff si scontra coi viscidi genin della Mano mentre indaga su una possibile connessione tra i Fenris e Matsu'o Tsurayaba per conto di Nick Fury; messa alle strette, ferita e fieramente pronta a una morte violenta, viene invece tratta in salvo dai tre X-Men sopracitati che annientano gli assalitori col solito fare spettacolare. Divertente notare come gli sgherri della Mano, visti per la prima volta sulle pagine di Daredevil #174 a opera di Frank Miller, una volta abbattuti hanno la peculiarità di dissolversi in melma putrescente, come ci ricorda Claremont attraverso i commenti dell'irriverente Jubilee.


Uncanny X-Men #268
Tanto per alimentare le dicerie che una volta morti gli asiatici spariscono

Dopo tandem leggendari con John Byrne, John Romita Jr. e Marc Silvestri, la densa prosa dello scrittore britannico cementa il sodalizio con le matite di un Jim Lee sempre più libero dalle ingrombranti influenze del sopracitato Miller e di Neal Adams; l'artista sudcoreano è qui padrone assoluto degli ipercinetici layout, coadiuvato dal fedele Scott Williams alle chine. Impreziosiscono le tavole i retini utilizzati per dare spessore alla tuta griga della Vedova e gli innumerevoli dettagli inseriti da Lee, quasi a rendere le vingette dei set cinematografici.

Tornando alla Madripoor del 1941 scopriamo che un gruppo di nazisti guidati dal Barone von Strucker tiene prigioniera la piccola sovietica. Gira male per i buoni: Logan viene dato per morto dopo un nobile gesto di estrazione non proprio furtivo e Steve Rogers, da buon ragazzone smaliziato e boccalone qual è, si dirige al consolato U.S.A. finendo direttamente in trappola e riconsegnando la futura Vedova Nera alle grinfie nemiche. I funzionari americani sono infatti in combutta col Reich, a sua volta alleato della Mano.


Uncanny X-Men #268
Al posto di una sibilante frusta dei solidi bastoni in rattan filippino

Quando il jonin della Mano dà inizio al mistico rituale atto a rendere la giovane Natasha una micidiale assassina da controllare a piacimento, spetta ovviamente al redivivo Logan salvare baracca e burattini sul finale di questo rocambolesco primo incontro cronologico tra Wolverine, Capitan America e la Vedova Nera; esaltante operazione flashback, apripista per tantissime storie che sfrutteranno la stessa struttura.


UPDATE: potete leggere Cavalieri di Madripoor in italiano recuperando Gli Incredibili X-Men #45 di Star Comics, in formato ridotto su I Classici del Fumetto di Repubblica #12 oppure sul gigantesco X-Men by Chris Claremont & Jim Lee Omnibus Vol. 1, appena rilasciato da Panini Comics (che ricordiamo non ci paga) contenente i volumi Uncanny X-Men #244-269, X-Men Annual #13 e Classic X-Men #39; oltre a Claremont e Lee presenti anche Marc Silvestri, Ann Nocenti, Terry Austin, Rick Leonardi, Rob Liefeld, Scott Williams e Whilce Portacio.



X-MEN OMNIBUS 1
di Chris Claremont, Jim Lee, Marc Silvestri


Lingua: Italiano
Cartonato: 720 pagine
Prezzo: € 77.00
Editore: Panini Comics

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2 marzo 2016

Wolverine di Frank Miller


Illustrazione di Frank Miller e Joe Rubinstein (cliccare sull'immagine per ingrandirla).

Dettaglio di una tavola dalla seconda pagina di Wolverine #1 del 1982. Claremont ai testi, Miller alle matite e Rubinstein alle chine.



WOLVERINE
di Chris Claremont, Frank Miller


Lingua: Inglese
Copertina rigida: 144 pagine
Prezzo: € 18.00
Editore: Marvel Comics

Storie contenute:
Wolverine #1-4 (1982)

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